lunedì 18 marzo 2013

Caos

Mi pare di vivere dentro un racconto di Kafka. Dentro un quadro di Ensor.
La situazione in Italia è schizofrenica.
Me ne rendo conto sempre, sopratutto ascoltando le astrusità che i soliti noti ci propinano, ma me ne rendo conto ancora di più a scuola.
Ci sono giornate in cui è forte il senso della missione, sento tanta energia positiva tra me e i bambini, tra quello che sono, che so dare e quello che loro mi danno.
Ma in altri giorni percepisco il forte scollamento tra la loro vita "vera" e la realtà scolastica.
Vedo l'abisso tra i valori e le idee che cerco di trasmettere loro e i valori (o non valori) e le idee che assorbono  a casa.
Noi (insegnanti) che ci battiamo perchè siano autonomi, responsabili, seri quando serve, curiosi, creativi.
I genitori invece che continuano a mostare il loro amore facendo i compiti a casa al posto loro, riempendoli di cose inutili, evitando loro qualsiasi sforzo o prova.
Lasciandoli ore su Facebook, a otto anni, o davanti alla TV.
Ecco perchè quando parlo (parliamo) mi guardano con quegli occhioni senza capire, senza riconoscere.
Certi giorni percepisco l'assoluta inutilità del mio lavoro, quando so benissimo che la società intera vuole che sempre meno gente critichi, faccia domande, faccia due conti, legga le etichette al supermercato, interpreti la politica.
Proprio per questo da settembre ci saranno 3 ore di lezione in meno alla settimana (per gli alunni).
Con sempre meno tempo ci verrà richiesto di fare le stesse materie.
Mi vengono già i brividi...niente più laboratori, attività "alternative"...alla fine ce l'hanno fatta a metterci in ginocchio!? ( Ma noi non ci arrendiamo!)
A volte mi manca l'aria nel vedere la mia aula che scoppia, senza un centimetro per girarsi, piena piena di banchi, che io comunque mi ostino a sistemare a isole, per creare uno spazio vuoto da una parte, per rompere quelle file militaresche che tanto odio.
Non mi rassegno al fatto che alcuni bambini non siano in grado di cavarsela da soli, che siano persi senza qualcuno che "interpreti" per loro.
Non si illudessero, i burocrati, di portarci via la nostra passione e la nostra voglia di cambiare il nostro Paese.
Nessuno meglio di noi insegnanti sa che per cambiare la società  bisogna educare i più piccoli!
Abbiamo ancora un grande potere, nonostante tutto!





2 commenti:

  1. Tina, non mi perdere la vocazione anche tu ... Io l'ho persa, però non è così terribile perché non insegno ai bambini ... Forse in realtà è anche meglio, sono più tranquilla, e non mi sento più così responsabile dei fallimenti (o dell'irresponsabilità) dei miei studenti!

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  2. Bellissime riflessioni Tina, condivido tutto quello che dici. Anche se ormai sono più di dieci anni che non frequento la realtà scolastica italiana, ripensandoci i ricordi migliori che ho, e che mi hanno trasmesso di più, sono quelli legati a insegnanti 'non convenzionali', che mi hanno fatto ragionare senza pretendere che imparassi a pappardella i testi dei libri, che hanno 'rotto gli schemi' anche concretamente, con una diversa disposizione dei banchi. Ogni volta che ti leggo si percepisce chiaramente la passione che metti nel tuo lavoro, meno male che ci sono ancora insegnanti come te!!

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