sabato 4 gennaio 2014

Lingua madre (A sa moda 'e Busachi)



Costumi tradizionali di Busachi

Ho salutato la Sardegna con quel solito misto di malinconia, rimorso, gratitudine.
Le palme di fronte all'aeroporto di Cagliari-Elmas ondeggiavano felici al vento,godendosi il sole.
La sera prima della partenza sono riuscita a riunire una decina di amiche/amici dei bei tempi che furono per una pizzata.
Tutti siamo cambiati, ognuno ha preso la propria strada. Chi è partito e poi tornato.
Chi vorrebbe farlo ma non ha il coraggio, chi vorrebbe ma non può per vari motivi.
I coetanei con figli sono pochi e comunque non erano presenti alla cena, per cui in un batti baleno eccoci di nuovo negli anni 90, giovanissimi.
A quei tempi in un paese di 2000 anime ci divertivamo con davvero poco:si andava al bar per la cioccolata calda e già il poter parlare con i "maschi" era una trasgressione.

Si passeggiava per una lunga strada ("Lo stradone")che porta ad un punto panoramico ("Il Belvedere") e si guardava il paese dall'alto, chiacchierando spensieratamente, nonostante fossimo a due passi dal cimitero.



Per le feste tipo Capodanno, Pasquetta e Ferragosto si facevano gli "spuntini".
Con la parola spuntino, che io ho continuato ad usare anche una volta fuori dalla Sardegna, senza essere capita, si intende una grande mangiata e tanto divertimento con un nutrito gruppo di amici, non al ristorante ma nelle "casette" o in campagna.
Per "casette" si intende una casa disabitata, abbastanza vecchiotta e mezza diroccata, concessa da qualche gentil signore ( in genere un parente) ai giovani del paese proprio per questi festeggiamenti.
Il menù, chissà perchè, spesso prevedeva, tra le varie pietanze non vegane, i "gamberoni" cucinati da qualcuno del gruppo che era disposto ad "appestarsi" casa propria per far mangiare la ciurma.
Durante queste cene se ne combinavano di tutti i colori, ma cose così semplici a differenza delle pericolose ragazzate di oggi.
Ancora quei ricordi ci fanno sorridere, ma sarebbe troppo lungo riferire dettagli che per chi non era presente non sono sicuramente rappresentativi.
faceva parte del gioco essere "spiati" dalle vecchiette che, sentendo chiasso per le vie, si mettevano dietro gli scuri, senza curarsi di spegnere la luce per non farsi vedere.
Nel ricordare tanti aneddoti ci siamo comunque resi conto che nel paese le persone che cercano di rompere la monotonia e creare occasioni di divertimento/socializazione sono comunque gli over 40, addirittura gli over 70.
Ho due zii, per esempio, che a 95 anni lei e 98 lui, sono sempre in movimento, preparano leccornie per figli e nipoti, tengono banco nelle conversazioni, hanno ancora una voglia di non perdere tempo che certi ventenni se la sognano.
Mio padre, a 73 anni, si è dato a scrivere poesie, altri si dedicano ad altre iniziative culturali, per non far morire le nostre tradizioni e per cercare di renderle fruibili da più persone possibile.
Ma i giovani non ci sono...e non perchè tutti studiano fuori...forza, uscite di casa, ragazzi!
( E pure io dovrò fare la mia parte, e presto vi dirò come)
Spero che nel mio paese, i cui abitanti ora sono appena 1000, con pochissimi nati, ci sia di nuovo una ventata di vitalità, di rinnovamento.
Stavolta mi sono portata via un cd in Limba (Lingua Sarda)inciso dal coro polifonico di Busachi, perchè la cosa che più mi manca è il suono della gente che parla in sardo.
La voce di mia nonna che mi diceva le conte, le ninne nanne, la voce di mia mamma che racconta...e tutta la narrazione della mia vita di prima è stata in sardo!
E io la mia lingua riesco solo a capirla, ma non so come si scrive e non conosco le parole più amtiche, meno contaminate...perciò hodeciso che è tempo di recuperare!
Partendo dalla musica!
http://www.youtube.com/watch?v=7_lfWnNvrM0

3 commenti:

  1. Io lascerò la mia Toscana domani mattina e un po' di malinconia ce l'ho anche io, come sempre dopo periodi belli passati qui. Buon rientro. Un bacione

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  2. Anche per me è sempre triste lasciare il paese in cui sono nata e cresciuta in Campania. Mi chiedo sempre come sarebbe stata la mia vita là, perchè comunque avevo solo 11 anni quando mi sono trasferita. Noi in casa, anche se al "nord" parliamo solo e soltanto dialetto! ihih Il napoletano che parlo io ovviamente non è quello dei miei nonni, ma mi piace. Io sono sempre stata appassionata di lingue, quindi i suoni dei dialetti mi affascinano. Io preferirei aver vissuto e vivere una gioventù bella e allegra come la tua piuttosto che quella triste, noiosa e omologata di oggi. Io sono proprio nata in un periodo sbagliato. ihih Mannaggia va! :D baci

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  3. Eccomi qui...che dire? Il sardo è la lingua della mia infanzia, e ancora cerco di parlarlo...anche se mi sa che è molto (troppo) contaminato ;-)

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