mercoledì 24 luglio 2019

Vite che vanno

Oggi appena tornata a casa, a Budoni, ho sentito l'odore del mare.
Sono stata via solo tre giorni. Eppure appena scesa dalla macchina ho percepito subito il suo odore inconfondibile.
Questa è pura ricchezza.

C'è molta differenza tra il luogo dove sono nata (Busachi) e quelli in cui ho vissuto dopo: non ho mai abitato vicino al mare.
Ora se non fossi così pigra lo raggiungerei a piedi in soli 20 minuti di camminata sostenuta.

Nel mio paese non c'era il mare, ma un paesaggio rosso di trachite. E muri alti, case a più piani, cortili e portoni. Bellissimi portoni tipici, stile spagnolo, credo.
Sos pottalles (non so se si scriva così).


Dietro a questi portoni di solito si apre "unu fundagu", una sorta di scantinato coperto da una volta, oppure un cortile interno dove si svolgeva gran parte dell'operosa vita familiare quando in casa si producevano quasi tutti i beni di consumo: dal cibo agli indumenti.
Sa cottiggia, si trovava all'interno.
Da piccola ero curiosa di sbirciare oltre i tanti portoni.
Magari nel cortile c'era un pozzo, o un rigoglioso albero di giuggiole, o un melograno, o dei fiori.
Oggi dietro questi portoni c'è solo il silenzio lasciato da chi un tempo vi abitava e ora non c'è più.
Ogni volta che torno lì, il paese è più taciturno, delle migliaia di abitanti di 50 anni fa restano poche centinaia, la maggior parte di loro è anziana.
Un tempo le strade brulicavano di vita, le chiacchiere delle massaie che cianciavano fin dall'alba non permettevano certo di stare a letto fino a tardi. Le persone si facevano visita a tutte le ore e la caffettiera era sempre pronta sul fuoco.
C'era molta condivisione, ci si aiutava, o almeno così mi sembrava.
Ora un velo grigio pare avvolgere il paese.
 Provo una stretta al cuore ogni volta che ripenso a tutta quella vita e all'assordante silenzio di oggi.
Quando ero bambina e mia nonna mi portava con sè in chiesa o a fare delle commissioni provavo sempre la stessa fitta al cuore ogni volta che vedevo una persona anziana.
Gli anziani mi fanno pensare alla morte.
Vedevo e vedo il peso degli anni sulle loro spalle e in qualche modo me ne sento responsabile. Pensiero sciocco e infantile forse, ma è questo che provo.
Naturalmente nel gruppo delle persone che sono invecchiate ci sono i miei genitori, e i genitori delle mie amiche, e i pochi zii rimasti, e gli insegnanti che ho avuto, e i vicini di casa.
Molte persone care se ne sono andate negli ultimi anni.
Ieri ho salutato una cara zia di 99 anni che essendo rimasta vedova si trasferirà in continente dalla figlia.
E' nell'ordine delle cose.
Partirà tra un mese e non tornerà più al paese se non per essere seppellita, così ha detto.
Sono tornata a casa col magone. Poi ho recitato daimoku e ho lasciato andare questo triste pensiero, triste e inutile, perchè 99 anni di vita in salute e relativo benessere non sono da tutti, mia zia ha potuto festeggiare ben 75 anni di matrimonio!
Certo, vedere un'altra porta chiusa sarà doloroso, ma cercherò di trasformare il dolore in gratitudine per tutte le volte in cui sono stata felice in quella casa.
La vita è come l'acqua, non le si può impedire di scorrere.

2 commenti:

  1. Complimenti hai dato voce anche alle mie sensazioni, contrastanti, ogni volta che mi capita di essere in paese, dove cerco di collegare i miei ricordi di infanzia e gli episodi che mi raccontano mia madre e le sorelle. Sono sensazioni velate di malinconia, in cui ogni tanto mi piace immergermi, ma sono toccate e fuga, e vado via più leggera, non so perchè! Ti ringrazio!

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    1. Grazie a te! SE ti va FAMMI sapere chi sei.
      Un abbraccio.

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