mercoledì 16 giugno 2021

Sardegna tre anni dopo

 Tre anni dopo, la mia vita in Sardegna è una finestra che si affaccia sul mare da una casa finalmente mia.

E' un'alba luminosa che mi fa saltare giù dal letto per fotografare più che immagini...sensazioni...che puntualmente fuggono e di certo non si fanno catturare dal banale obiettivo di un cellulare.

Ma quando l'anima riesce a sintonizzarsi con l'energia dell'universo, e solo allora, può captare le incredibili sinestesie della vita, in un continuo rimando di suoni, odori, immagini e sensazioni tattili che continuano a fondersi nel mio essere.

La vita obbedisce unicamente ai nostri desideri più profondi che, come l'acqua, senza sosta, leviga e scava la dura pietra dell'impossibilità per crearsi un percorso in cui scorrere, ora placida, ora impetuosa.

Ogni pensiero, anche quello apparentemente più insignificante, ci fa conquistare un centimetro verso l'ignoto che in realtà è già in noi e continuamente ci parla con segnali e premonizioni che spesso ignoriamo per vigliaccheria.

Con questa umana tendenza  a costruire argini, a cercare significati, a trovare soluzioni cervellotiche imbrigliamo la nostra vera natura per adeguarci a soluzioni sociali che solo apparentemente sono un porto sicuro, visto che il più delle volte si trasformano in un carcere di massima sicurezza.

Qualcuno mi chiede come ho fatto a stare lontana dalla mia terra per così tanti anni...la risposta è molto semplice: se non avessi posto questa distanza spazio temporale tra me e le mie radici, ora semplicemente non le riconoscerei più, perchè sarebbero coperte dal velo grigio dell'abitudine.

Invece proprio il mio vagabondare, ora sofferto, ora leggero, mi ha poi ricondotto al luogo a cui, evidentemente, effettivamente appartengo da sempre.