sabato 2 maggio 2015

Giovanni Lo Porto e l'altra gioventù

La morte di quel ragazzo dagli occhi di mare mi ha colpito in modo particolare.
Mi hanno colpito ancora di più le laconiche scuse del Presidente Obama. Del resto, è stato solo un errore, non l'hanno fatto apposta.
La giustizia non è uguale per tutti; a volte, se si sbaglia, il proprio errore lo si paga caro, altre volte bastano delle semplici scuse.
Ricordo con quanta apprensione ho seguito il rapimento di Rossella Urru, mia vicina di paese, in Sardegna.
Ho pregato per lei.
Dopo il suo rilascio, il nome di Lo Porto era in tutti i telegiornali, poi di nuovo il silenzio.
 Eroe lontano, forse già vittima designata, suo malgrado.
Giovane dimenticato nel calderone della guerra che confonde volti e ideali.
La sua scomparsa è stata annunciata a mezza bocca, fugacemente, e con molto ritardo, per giunta.
Come se lui fosse figlio di nessuno, figlio forse di un' Italia troppo idealista per essere vera.
Non riesco a smettere di pensare a lui e a quanti come lui hanno rischiato la propria vita per quella degli altri.
Mi auguro che questi altri, molti dei quali giungono tutti i giorni nel nostro Paese rischiando di morire, serbino nel cuore il ricordo della guerra, in modo da desiderare la pace ed adoperarsi per costruirla, facendo da esempio ai figli di casa nostra, serviti e riveriti e sempre meno in grado di porsi in maniera empatica verso il prossimo.
Ho sotto gli occhi, tutti i giorni, piccoli bulletti in erba che aspettano solo l'occasione per scendere in piazza, mascherando la propria tendenza alla violenza con forme di pseudo protesta improvvisata o comunque pilotata da altri, molto più abili nel pianificare.
E poi, sì, posso affermarlo davvero con certezza, è più facile riscontrare comportamenti oppositivi e aggressivi  nei figli di famiglie "per bene", dove quel "per bene" è solo la maschera  per coprire nevrosi, violenze psicologiche e mancata accettazione del ruolo genitoriale.
Piccoli despoti crescono, senza i No che limitano e liberano nello stesso tempo.
Loro non partirebbero di sicuro per salvare la vita a qualcuno, probabilmente non si farebbero in quattro neanche per un parente molto prossimo.
Questo è il fondale di questo anno scolastico che volge al termine, tra scioperi annunciati e disattesi, almeno da me che non mi riconosco più in questo sistema e non intendo aderire a proteste fini a se stesse.
Lo sforzo di costruire è maggiore ora, visto che molti distruggono, ma è l'unica strada da percorrere, affinando le proprie "armi" in modo sottile  e sapiente, curando i dettagli.