sabato 19 dicembre 2015

Riflessioni

La settimana scorsa sono riuscita a tornare nel mio amato bosco, mi sono allenata per tre volte, come facevo l'anno scorso, prima che tutta una serie di malanni mi bloccasse.
I miei muscoli devono riacquistare forza, ma rispondono bene.
Mentre camminavo ammirando i colori dell'autunno, ancora aggrappato agli alberi, mi son detta che i più bei ricordi della mia vita sono legati alla montagna e ai boschi.
Il mare lo adoro, ma in definitiva le maree mi riportano solo ricordi di amori malinconici mai sbocciati davvero.
I ricordi montani sono invece legati a leggende di fate, laghi arcobaleno, cerbiatti, e io che per anni ho goduto di paesaggi incantati nel cuore delle Dolomiti, nel pieno della mia gioventù, con il cuore stracolmo di sogni.
Sono passati vent'anni da allora e ho rincorso certe idee di me che man mano stanno sbiadendo, emerge con gli anni la persona che sono davvero, che voglio essere davvero.
Sfrondo i rami e ritrovo essenzialità.
Una metamorfosi quotidiana.
Mi guardo intorno e scelgo a chi ispirarmi, colgo differenze, le rispetto ma allo stesso tempo scelgo altro. Cerco similitudini, semplicità, passione di persone che ancora credono nel cambiamento.
Io che negli anni scorsi ho lavorato a bellissimi progetti, quando neanche si parlava di merito e valutazione, ora vengo "bacchettata" dai lecchini di turno che per colpire il dirigente fingono di costruire, quando invece seminano discordia ed avvelenano l'ambiente.
Non mi curo di loro, guardo e passo, costruisco come una formichina, dove posso, senza lamentarmi, come "L'uomo che piantava gli alberi".
Mi vesto di sorrisi con questi piccoli uomini e donne che mi stanno riempiendo il cuore di amore e provo immensa gratitudine per poter svolgere un compito così importante.
Non guardo più ai bambini con gli stessi occhi, non cerco avidamente di macinare nozioni (per quanto non lo abbia mai fatto)ma provo a suggerire un modello, ispirare, divertire, ascoltare.
Provo io per prima ad imparare un modo nuovo di stare al mondo, ispirandomi proprio alla natura, alla quiete di un bosco in cui ogni elemento ha la sua funzione, svolta in armonia con il resto.
Le foglie cadono una volta finito il loro ciclo vitale, grate all'albero che le ha sostenute, e così io accolgo l'alternanza delle stagioni nella mia vita, profondamente.
Ciò che è stato ha avuto una funzione sicuramente benefica nella mia vita.
Si sta per chiudere un anno, e io mi sento felice in un modo mai provato prima.

lunedì 30 novembre 2015

Barcellona a sorpresa

Due settimane fa sono stata per tre giorni a Barcellona per un corso di aggiornamento.
Non era mai stata tra le mie destinazioni, perchè nel mio immaginario "troppo simile" a casa, alla mia Sardegna, che ha ben leggibili i segni della dominazione spagnola.
In parte è vero, Barcellona dall'aereo era molto molto familiare, vederla a colpo d'occhio mi riporta subito a Cagliari, con tutta la sua splendida luce.
Il catalano a cui rispondo in italiano o in sardo, indistintamente.
Ma poi, Barcellona è Barcellona e sei all'estero.
Io nelle ampie vie e piazze a cercare il mare all'orizzonte.
Pezzi di medioevo e di modernità, colore e serietà austera, gomito a gomito.
La gente che riempie i tavolini fuori dai locali.
Io seduta ad assaporare un pranzo da sola, tapas e vino, i raggi del sole sulle labbra, la vita semplice che in fondo vorrei. L'allegria nell'aria, senza un motivo speciale, solo per rendere omaggio alla vita.
Il chiasso piacevole nelle Ramblas, l'orizzonte che brulica di vita oltre, altrove.
Ho immaginato una possibile vita lì, senza i freddi inverni, la malinconia, la solitudine tipici dell'Umbria.
Ho percepito un luogo in cui ciascuno può semplicemente "essere", senza aver bisogno di abiti costosi, auto di lusso, troppi fronzoli.
Come sarà davvero vivere lì?
Vorrei tornarci, per sorprendermi di nuovo.

sabato 21 novembre 2015

Chiediamoci perchè

Condivido il pensiero di un mio carissimo amico che è riuscito a trovare le parole per raccontare questi giorni terribili.

L’umanità perduta
di Francesco A. P. Saggese

Adesso che abbiamo lavato le strade sporche di sangue, adesso che stiamo per seppellire i morti, adesso che la luce delle candele sulle nostre finestre si è spenta, adesso che il dolore si è soltanto disteso, adesso che il minuto di silenzio è appena trascorso, adesso che gli sciacalli della politica sono sull’uscio delle loro tane, adesso voglio capire, devo capire. Voglio alzare la mano e fare delle domande da semplice cittadino quale sono, che non ha nessuna risposta in tasca.
È vero che la guerra scatenata in Iraq nel 2003 dall’America del presidente Bush, con il sostegno della Gran Bretagna di Blair, alla ricerca delle armi di distruzione di massa mai trovate, ha causato l’ascesa dell’Isis?
A capo del sedicente stato islamico c’è il califfo Abu Bakr al-Baghdadi, che nel 2004 venne internato dalle forze irachene-statunitensi. È vero che la commissione Combined Review and Release Board chiese ed ottenne il suo rilascio incondizionato? Perché è stato permesso?
È vero che l’Isis è finanziato principalmente dall'Arabia Saudita a cui solo qualche settimana fa abbiamo stretto la mano? Quanti Paesi lo fanno?
Dove sono stati costruiti i proiettili che hanno ucciso per mano assassina e bestiale le persone di Parigi?
Chi ha fabbricato le loro armi?
Chi ha addestra i terroristi?
È vero che la Francia quest’anno raddoppierà i suoi introiti rispetto al 2014 per la vendita di armi?
È vero che l’Italia - il mio bel paese - vende armi per oltre 54 miliardi di euro, in buona parte distribuite tra Medio-Oriente e Nord Africa?
È vero che Stati Uniti, Francia, Cina, Russia e Regno Unito vendono al califfato oltre l’80% delle mine antiuomo che generano – ovunque – morte e terrore: si tratta di cinque paesi del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Dov’è l’Organizzazione delle Nazioni Unite?
È stato detto che gli atti terroristici sono dichiarazioni di guerra che costituiscono aggressioni verso la civiltà, è vero.
Ma noi, con le premesse di cui sopra, noi occidentali e in buona parte cristiani, quanta ‘civiltà’ crediamo di esportare?
Oggi di fronte a un problema di terrorismo internazionale che rende vulnerabili le nostre città, viene invocata ancora una volta come risoluzione finale e strategica la guerra, strumento in cui non ho mai creduto.
Dall’11 settembre del 2001 a oggi quante guerre abbiamo fatto? Quante sono in corso? Cos’è cambiato sul piano della sicurezza: siamo più sicuri?
Più passa il tempo e più parlare di pace sembra essere privo di senso; un senso che si sta perdendo, se gli affari degli Stati, quelli che fanno sfregare le mani, portano da tutt’altra parte.
A voi che uccidete e vi lavate la bocca con i versetti di un libro sacro chiedo: cosa vuol dire uccidere in nome di Dio?
Siete il frutto più amaro della terra, quello che si sputa; siete la risposta più crudele che l’uomo ha dato a se stesso, il fallimento vivente di questa civiltà, l’abnegazione stessa di Dio, avete costretto alla vergogna gente della vostra stessa fede che prova il nostro stesso dolore.
A voi signori presidenti e amministratori delegati, che vi definite anche cristiani, ma che continuate a impacchettare guerre, a voi che ora correte a difenderci dai mostri che avete generato, a voi che autorizzate la fabbricazione delle armi che poi vendete nei vostri traffici internazionali, a voi che state armando il mondo intero, domando: ma cosa pensa di voi il vostro Dio se ne avete uno, e se non lo avete chiedetevi che razza di uomini siete.
Io vi ritengo complici.
E non perdono, non ve lo meritate il mio perdono, fino a quando ci sarà un bambino che vivrà la guerra, fino a quando ci sarà un bambino soldato armato dai vostri fucili, io non vi perdono e vi riterrò corresponsabili. Non m’importa più delle vostre bandiere a mezz’asta, delle vostre audizioni in parlamento, del vostro sfilare dietro un corteo tutti in fila, non vi credo più, non vi giustifico più perché voi sapete.
Sono solo le parole di Antoine Leiris, marito di Hélène Muyal, morta nella strage del Bataclan e padre del piccolo Marvil, che mi aiutano a trovare delle risposte e che mi fanno comprendere che l’unica vera forza che ci salverà sarà l’amore, quello di un marito verso la propria moglie, quello di un padre verso il suo piccolo di diciassette mesi; ci salverà la forza dei genitori di Valeria Solesin e la dignità di altri morti, quelli che contano poco o nulla per l’occidente: quelli di Beirut, quelle dei curdi, degli sciiti, dei gay buttati giù dalle torri, dei cristiani perseguitati a Mosul e altrove, dei profughi affogati nel profondo Mediterraneo…
È solo il rispetto che ho verso la vita, è solo la responsabilità che devo avere da uomo e cittadino verso i bambini di oggi, che mi fanno trovare la forza per gridare ancora più forte l’urgenza di definire una politica estera europea comune, fondata sul dialogo interculturale e interreligioso, che riconosca al tempo stesso la centralità delle Nazioni Unite, anch’esse da riformare considerato i veti da cui è ingabbiata.
E noi, semplici uomini e donne, semplici cittadini che ci alziamo la mattina per andare a lavorare, o che lo stiamo ancora cercando un lavoro, o che facciamo le casalinghe, o che lavoriamo la terra, o che insegniamo in una classe, o che andiamo in fabbrica a lavorare per ore in una catena di montaggio, o che facciamo i fotografi, gli autisti, gli idraulici, i muratori, le sarte, i medici, gli impiegati; noi che aspettiamo un bambino o che non ne abbiamo, noi che ne abbiamo già due e ne vogliamo fare un altro, noi che cantiamo in un coro, noi che sediamo sui banchi di scuola, o che aspettiamo d’innamorarci, noi che ci inginocchiamo per pregare in una chiesa, in una moschea, in una sinagoga, noi che non crediamo più in nessun dio, noi dobbiamo essere forti, lungimiranti, coraggiosi, dobbiamo trovare la forza per ristabilire nuovi equilibri, nuove prospettive, dobbiamo tornare a salutarci per strada e a sorriderci, recuperare le periferie delle città e del mondo, integrare, studiare, dobbiamo riprendere i fili spezzati del dialogo nel tentativo di poter riaffermare l’umanità che ormai da tempo abbiamo perduto.
E se alla fine ci salveremo sarà solo per merito nostro.

Francesco A. P. Saggese

martedì 10 novembre 2015

Dove sta la Buona Scuola (?)

La Buona Scuola tanto osannata sta solo nel cuore di noi docenti che ancora ci crediamo, che ancora diamo valore all'educazione, all'arte e alla cultura.
Noi che non ci fermiamo quando veniamo derisi, aggrediti, vessati.
Noi che a livello sociale siamo sempre e solo visti come fannulloni.
Noi che comunque sia, con il cartoncino di una pizza creiamo meraviglie.
Noi che con un niente improntiamo una lezione e facciamo ridere i bambini, in classi dove si sta come sardine, dove gli spigoli ti pungono le anche, dove ancora c'è solo la lavagna con i gessi che fa tossire e sporca i vestiti e le borse.
Noi che stiamo pure sulle scatole ai Dirigenti, quando diciamo la verità e denunciamo le magagne.
Noi che nonostante l'amarezza, guardiamo oltre e crediamo nel nostro sogno.

Questa è la buona Scuola che stiamo vivendo.
Il Ministero ha sventolato sotto il naso dei soldini che avranno solo alcuni, ma i criteri...mica ce li dice, dobbiamo deciderli noi, scannandoci l'un l'altro, ognuno che tira l'acqua al suo mulino.
Prendere qualcosa in più per le classi numerose? Ok, ma quello è proprio merito o casualità? Ma certo questa casualità porta a molte più ore di lavoro che va riconosciuto.
Ma chi per esempio ha una classe meno numerosa ma sperimenta il CLIL? Il suo sforzo pioneristico non andrebbe riconosciuto?
Non se ne esce. Non ci si mette d'accordo.

E che dire della dubbia pubblicità commerciale apparsa nelle scuole?
Scuola asservita al denaro? Che poi noi non abbiamo visto. Bo.
Purtroppo ho avuto un brutto risveglio.
Io non posso star zitta.
Resistere e lottare.
Per fortuna i bambini, sono loro la Buona Scuola.

mercoledì 28 ottobre 2015

Come si cambia

Da pochissimo mi sono iscritta a Facebook e già sono addicted.
Me la spasso a curiosare e ad andare alla ricerca di vecchi amici ed ex, ad alcuni, ovvio, non posso chiedere l'amicizia, perciò mi accontento di sbirciare ciò che è pubblico.
Ieri sera però ho chiesto l'amicizia ad un vecchissimo amico d'infanzia che non vedo da almeno 15 anni...
Ho cercato il suo nome e sinceramente dalle foto stentavo a riconoscerlo, le informazioni mi hanno un po' depistato ma secondo me è lui.
Lui che ha solo 1 anno più di me...e assomiglia così tanto a suo nonno che l'ho riconosciuto per questo!
Ovviamente i suoi nonni sono morti, centenari tra l'altro, ma certo che lui l'ho trovato invecchiatissimo.
Da lì è partito tutto un mio viaggio mentale pensando a cosa fa invecchiare di colpo le persone e, per me, la risposta è solo una:la sofferenza.
Quando si soffre e il dolore è sordo il nostro corpo trasmette questo stato. ora, tutti soffriamo, ma nel corso del tempo è cosa essenziale elaborare il dolore e utilizzarlo come carburante, altrimenti ci uccide.
Ognuno ha il suo percorso, chi mi segue sa qual è il mio e..nonostante io abbia molto sofferto, appaio ancora giovane e fresca, alle porte dei miei 41 anni.
Ancora la meraviglia di Nam Myo Ho Renge Kyo.
Anni fa ero più vecchia. Cupi pensieri annuvolavano la mia vita, è stato duro imparare a permettere al sole di far breccia nelle mie giornate, ma è stato uno sforzo che valeva la pena fare. E continuo a sforzarmi lucidando il mio specchio ogni giorno, per invecchiare ringiovanendo.
Ora mi chiedo se questo mio vecchio amico sia felice o no. Aspetto.

domenica 18 ottobre 2015

Esperienza, amica preziosa

E' la prima volta che inizio un nuovo ciclo a scuola: fine quinta, di nuovo in prima. Un salto brusco e buffo che mi vede in una fase di ristrutturazione e destrutturazione del mio modo di essere (non solo insegnante).
Lavorare con i piccolini è un insieme di emozioni e paure che solo gli insegnanti possono capire, niente è scontato, tutto è da imparare/insegnare/perfezionare, ci sono regole da impostare e far rispettare, bambini che all'improvviso piangono e la lezione deve essere interrotta, la pipì che scappa a tutti i minuti, la popò che pure è scappata, ma sulla sedia...insomma ci sarebbe tanto da dire!
Quest'anno ero ( e sono) determinata a mettere in scena (già, visto che la classe è un po' un teatro) un'altra me e devo dire che, a parte l'altro giorno che ero attanagliata da una feroce emicrania, ci sto riuscendo bene.
Per l'apprendimento della letto-scrittura uso sia il libro di testo che tanti giochi orali che invento nei momenti più impensati, durante la giornata, oppure al momento, in classe. La fantasia non è mai troppa e cerco di teatralizzare la lezione facendo ridere i bambini che così lavorano più volentieri.
Magari i quaderni non sono tutti ordinatissimi, ma ci sono già bimbi in odore di disgrafia e non posso tartassarli per la perfezione, poi ogni quaderno deve evolvere insieme al suo proprietario. Forse devo essere io per prima più disciplinata nel proporre le attività...chissà.
Comunque, a parte questo, far ridere...mi fa ridere! Mi diverto e mi ricarico! La sera chiudo gli occhi e sono contenta che l'indomani ci sia scuola!
Grazie all'esperienza degli anni precedenti posso gestire meglio la situazione e gli apprendimenti, senza ansia, perchè già so che ognuno ha i suoi tempi ed è solo questione di tempo.
Alcuni bambini già sanno leggere...altri stanno iniziando...è così entusiasmante quando un bambino impara a leggere!
E mi tornano in mente alcune attività che le mie maestre mi facevano fare in prima elementare...anche io torno bambina, ho una nuova occasione di guardare il mondo da un'altra prospettiva, con più ottimismo.
Mi sono di nuovo impadronita del mio tempo, ho ripreso le lezioni di inglese, di ginnastica e, da oggi, le mie camminate.
Voglio far entrare tanta fresca allegria nella mia vita!

venerdì 18 settembre 2015

Prima settimana di scuola

L'attesa è stata lunga:immaginarli, sognarli, pensare di fare delle cose insieme,cercare le parole da dire, pensare a cosa indossare per il primo incontro.
E' una sorta di gestazione, lasciare che i propri alunni, dopo cinque anni insieme,prendano il volo e altri prendano il loro posto.
E questi piccolini tanto attesi sono arrivati!
Che carini e che dolci! Siamo tutte entusiaste ed il lavoro è intenso ma fruttuoso.
Dopo anni di piccoli barbari incontrati qua e là, ecco dei bimbi perlomeno educati, qualcuno addirittura i primi giorni ci chiamava con un bel "signora maestra".
Alcuni sono buffissimi, piccoli nanerottoli con gli occhi che ridono, altri timidissimi che piano piano escono dal guscio.
Le quasi sei ore trascorse a scuola per i primi tre giorni sono sembrate interminabili, nonostante i giochi in giardino e i vari disegnini e canzoncine.
Oggi decisamente meglio, più abituati e meno assonnati.
Nessuno piagnucola, giusto il primo giorno tutti i genitori in classe per l'accoglienza di rito, poi ognuno ha badato a se stesso, già pionieri della vita.
E' incredibile quante cose possa imparare un bambino in poco tempo, e che orgoglio essere partecipi di questa crescita incredibile.

Dopo tutte le frustrazioni dell'anno scorso.
Dopo che la mamma di un ex-alunno, la scorsa settimana, mi ha importunato in un supermercato, urlandomi in faccia che i voti assegnati al figlio non erano giusti (tra l'altro davvero alti).
Vigliacca. Perchè non è andata a contestarli nella sede opportuna?
Vigliacchi pure i genitori che insultano le insegnanti su facebook. Vergognatevi, non siete degni di avere dei figli.

La gentil signora è stata rimessa al suo posto con molto garbo, da me.
E ieri un'altra gentildonna ha avuto una tagliente risposta che la zittirà per sempre.
Vita nuova: via i rami secchi.
Basta dipendere dal giudizio di chi non capisce niente di scuola, di chi non sa neanche la differenza d'uso di un "succinta" e "concisa".
Andate ad insegnare il mestiere ai postini, alle parrucchiere, ai banchieri e perchè no? Pure ai politici?
Perchè si deve pensare che proprio le insegnanti non sappiano fare il loro lavoro?

Non sono neppure degne della mia rabbia, certe persone.
Mi sento rinata, una persona nuova e vado avanti a passo sicuro!
W LA SCUOLA!

mercoledì 9 settembre 2015

Il tempo di realizzare

Nei giorni trascorsi in Sardegna ho fatto una lunga chiacchierata con la mia amica del cuore:abbiamo parlato degli "effetti" dell'educazione ricevuta in famiglia.
Un'educazione maschilista, prima di tutto.Ma non sono stati tanto i padri ad inculcarcela, quanto le madri.
Ci hanno insegnato ad essere brave ragazze, studentesse eccellenti, grandi lavoratrici, pronte all'abnegazione.Esseri perfetti.
Ci hanno anche trasmesso (per fortuna) l'importanza di essere indipendenti economicamente, proprio loro che non lo sono state. Proprio loro che hanno per una vita potuto contare solo su quanto elargito dai mariti. Ma ci hanno anche trasmesso, secondo noi, la paura di essere felici, la convinzione che ciò che facciamo non basta mai e che siamo sempre in debito verso di loro.
Ci sono anche donne della mia età che vivono la stessa situazione, e magari alcune non sono neanche sposate ma "devono" sposarsi, perchè a vent'anni non hanno pensato a trovarsi un lavoro...e ora come fanno?

Guardo il volto di mia madre segnato dalla fatica di una vita spesa per la famiglia e vorrei alleggerirla di tanti pesi. Ma non posso.
Ci sono abitudini profondamente radicate nella sua cultura e io non posso incidere.
Il suo dolore è stato il mio e a volte lo è ancora, alimentando un demone interiore che mi fa sentire piccola ed indifesa, incapace di essere ciò che sono.
Ma chi sono? Possibile che sia così difficile capirlo?
Possibile che a furia di accontentare gli altri ci si dimentichi di cosa avremmo voluto fare ed essere davvero?
Sì, a me è successo.
Poi è arrivato il daimoku a spazzare via la polvere nei miei cassetti e ora frammenti di sogni e desideri riappaiono dal buio. Il cammino per riemergere è appena iniziato.

Quella paura di non riuscire che mi attanaglia la gola, di tanto in tanto, quando meno me l'aspetto. Quel sentirmi inferiore e incapace.
"Questa è una grave offesa alla tua vita e alla tua natura di Budda", mi è stato detto.
E io mi sono offesa molte volte, dunque.

Da qualche parte dovevo ripartire, perciò l'altro pomeriggio sono andata a Roma, in Accademia. Voglio ricreare un legame con l'arte e mi sembrava giusto tornare lì dove l'avevo abbandonata.
La distanza non mi faciliterà nel seguire dei corsi, ma non mi arrendo.
Già la sola passeggiata per Piazza del Popolo e Via di Ripetta mi ha suggerito nuove immagini di vita.
E' tempo di realizzare,ora!

domenica 6 settembre 2015

Nessuno sta aiutando l'Africa

Non credo affatto che gli italiani siano razzisti, salvo casi sporadici.
Negli ultimi anni piuttosto vedo una popolazione adulta sempre più indebolita e rassegnata, ma ancora pronta a tendere una mano.

Quello che sta succedendo in Europa è allarmante e i politici non vogliono intervenire.
Io non cado nel tranello del sentimi razzista solo perchè non sono d'accordo con questa invasione incontrollata di persone delle quali non sappiamo niente.

Mi sento abbastanza paziente da sopportare di vedere i miei genitori sempre più anziani che devono ancora provvedere ai miei fratelli disoccupati; mi sento responsabile per loro e cerco di aiutarli perchè so che allo Stato non interessa nulla.
Poi all'improvviso, in un paese di mille anime arrivano questi ragazzi giovani ai quali viene fornito un bellissimo I phone e del denaro per le spese di tutti i giorni.
A nessun italiano si forniscono questi beni, e qualcuno ne avrebbe bisogno.

Provo orrore per l'inganno nel quale sono cadute queste persone, so cosa significa lasciare la propria terra e sentirsi sradicati, in un non-luogo in cui non ci sono più i punti di riferimento.
Mi immedesimo in chi fugge da una guerra causata proprio dall'Occidente, provo l'angoscia di chi cerca di salire su un treno ma non può, oppure di chi forse si accorge che il luogo in cui è approdato non è accogliente come ci si aspettava.
Bisogna intervenire per supportare chi ha avuto il coraggio di fuggire dalla guerra per cercare una vita più dignitosa.

Noi accogliamo, diamo acqua, cibo e un tetto. Dopo?
Cosa daremo a queste persone dopo? Una persona ha delle esigenze che vanno ben oltre la soddisfazione dei propri bisogni fondamentali.

La questione religiosa è la prima che si affaccia nella mia mente e penso a come gli uomini musulmani guardano e giudicano noi donne occidentali.
Come sarà possibile preservare la nostra identità? Chi ci proteggerà?

Dopo l'accoglienza, come intendono intervenire i politici in merito a questioni tipo i matrimoni tra consanguinei, l'infibulazione, la poligamia, la libertà d'istruzione per le donne, la parità dei diritti ecc? C'è qualcuno che sta spiegando a queste migliaia di uomini che dovranno vivere nel rispetto delle nostre leggi? Oppure saremo noi costretti a rinunciare e regredire per non innescare violenze?
E come reagiranno tutte queste persone, in prevalenza uomini, che non sono assolutamente preparati a questo shock culturale?
Svuotare un continente privandolo della sua gioventù riporterà l'Africa agli anni della deportazione degli schiavi in America...
E in Europa saranno davvero trattati da esseri umani o diventeranno di nuovo schiavi?

Perchè non si parla più di pace, soluzione ai conflitti e perchè non si agisce per fermare la guerra e dare alle persone l'opportunità di crescere laddove sono nate, rendendo migliore il loro Paese?
Che tristezza questo enorme stato paneuropeo, miscuglio di estranei forzatamente uniti nella disgrazia, senza scelta, senza opportunità, governato solo dalla logica del denaro, dove i politici sono al sicuro nei loro palazzi e la gente è costretta ad una promiscuità e contiguità esplosiva.
E che tristezza vedere gli ideali di un'Africa unita, che finalmente riesce ad utilizzare le proprie ricchezze e risorse per i propri cittadini, abbandonati definitivamente.

C'è qualcuno che pensa davvero all'Africa, che la ama e intende salvarla o piuttosto questo continente deve essere svuotato per un motivo ben preciso?

giovedì 27 agosto 2015

In attesa

Sono arrivata in aeroporto con ben 4 ore di anticipo! Niente panico: ho fatto shopping. Una bella borsa lucida blu elettrico, davvero economica e materiali carini peri pargoli di classe prima. Da Feltrinelli ho trovato cose stupende. Ho preso dei kit per origami edelle cards da colorare.
Fremono i preparativi per il nuovo anno scolastico, e dopo le mille disavventure dello scorso anno questo deve essere l'anno della riscossa.
Sono stata impegnata i un restyling dell'ingresso della scuola, commissionatomi dalla Preside. Ho detto sì perchè mi ha chiesto di scrivete con una vernice rosso Ferrari la frase di Malala su una vecchia vernice lungo le scale.
Non so quante gradiranno, ma il mio segno ora e' per sempre i quella scuola.Come un megatatuaggio.
Io sono contenta perchè è stato divettente farlo.
Vi posterò le foto al rientro dal mio breve trip in Sardegna, ecco, tra poco inizia l'imbarco.
Se to già il sapore dei ravioli di ricotta di mia mamma, i malloreddus e le varie carni. Che fame!
A presto!

sabato 22 agosto 2015

Ai bambini piace il mare?

Voi avete mai notato che i bambini italiani sono più irrequieti dei loro coetanei stranieri?
Ciò si nota molto prima che arrivino alla scuola elementare.
Ora che mi trovo al mare mi sto dilettando a ficcanasare nel menage di diverse famiglie con pargoli al seguito. Già a colazione la giornata inizia con pianti e "No" decisi. Molti bambini sono piccolini, 1 o 2 anni e sicuramente non sanno parlare. Comunicano in modo alternativo...ahimè sopratutto con grugniti, urla disumane e penetranti.
La scena si ripete nella sala ristorante a colazione, poi in spuaggia, poi ancora a cena.
Mi chiedo cosa ci sia che li irrita tanto: il cibo? La troppa vicinanza con genitori e fratellini? Il cibo diverso? La sabbia sotto i piedini?
Forse ai bambini proprio non piace il mare, mi dico.Eppure i genitori sono solleciti a dar loro ciò che chiedono, ma questi niente, sempre più ingestibili.
La cosa che più mi colpisce è che pochissime coppie parlano tra loro, cioè poche mogli con i rispettivi mariti, e viceversa. Allira mi spiego perchè anche i piccoli non parlino. Coppie mute. Figli stizziti. Per ora mi pare una costante. Ho ancora un giorno per studiare la situazione, poi metterò a digiuno i miei poveri timpani!

domenica 16 agosto 2015

Let it be

Arriva un momento in cui la pancia ti parla forte e chiaro: non puoi non sentirla.
E quando senti, devi pure "ascoltare".
Quando il vento del nord smette di soffiare, e l'afa mi schiaccia di nuovo verso il suolo ,allora sento distintamente che è davvero il momento di lasciar andare qualcosa, mollare un po' di zavorra dalla mia nave.
"I'm the captain", solo io posso decidere.
Insomma, dopo una vita passata a fare la "brava bambina, ragazza, studentessa, insegnante" ho capito che davvero ora voglio cambiare rotta, sarò sempre brava, ma mi cimenterò nella difficile arte del rendere felice me stessa.
Perchè è davvero difficile rendersi felici quando per educazione si è stati abituati a pensare prima ad essere graditi agli altri che a se stessi.
Ogni rivoluzione inizia con un passo, quello che ho appena fatto è stato esporre alla preside le mie problematiche di salute ( benedetta tiroide che mi fa fermare per forza) e farmi sollevare dall'incarico di vicepreside (per pochi spiccioli in più a fine anno non vale la pena continuare a mettere a repentaglio il mio fisico con situazioni che non riesco emotivamente più a gestire).
Ci sono progetti migliori nella mia testa e mi serve del tempo, anche il tempo di non fare nulla e sentirmi bene lo stesso.
L'anno scolastico che si è chiuso è stato illuminante, forse in negativo, perchè stavo diventando proprio quella che non voglio essere, risucchiata da un sistema disumano che trita insegnanti e alunni per farne una poltiglia umana che col tempo non serve più a nulla.
Mi è bastato riprendere in mano il libro di Paolo Crepet, "La gioia di educare", per avere un'ulteriore conferma che il nostro sistema scolastico non è per niente adatto ai bambini.
Troppa competizione, e questa storia dei voti è terribile per questi bimbetti che già a cinque/sei anni devono essere "marchiati" con un numero.
Lo so che è sbagliato, ma è legge, non posso non farlo.
La situazione schizofrenica per me sta nel fatto che "so" cosa dovrei fare, ma non posso farlo perchè non ho gli strumenti nè il ruolo per stravolgere tutto.
Ma lungi da me l'idea di "adattarmi pedissequamente al sistema", per cui d'ora in poi metterò in atto una nuova forma di resistenza.
Per continuare a credere nel mio mestiere devo farlo diventare missione, e per percepirlo come tale devo investirlo di un grande valore , deve diventare il mio grande sogno. Perciò, ora più che mai, devo sognare io per prima, altrimenti come faccio a far sognare i miei alunni?
Ci sono tante cose allettanti che farò per far entrare aria fresca nella mia vita, nuove persone, nuove attività creative, nuovi viaggi.
Per ora ho fatto il primo passo. Ho scelto e ho voltato pagina.

venerdì 24 luglio 2015

Io, donna del nord

Per fortuna non ero qui durante i quindici giorni di caldo infernale, sarei stata malissimo e insopportabile pesino a me stessa.
La bella Irlanda mi ha tenuto tra le sue braccia fresche e verdi, lasciandomi assaporare dei giorni di pace mentale assoluta.
Stavolta eravamo in vacanza studio alla DCU University, a Dublino, zona nord ovest.
Bellissima struttura, dove un tempo il principe Alberto aveva fondato la Facoltà di Agraria ( c'è ancora l'edifico originario all'interno del mega complesso college); dove un tempo c'erano campi coltivati in cui si sperimentavano tecniche e colture nuove ora ci sono prati enormi e tanti alberi, un parco bellissimo aperto a tutti.
I miei quattro alunni di 11 anni se la sono cavata benissimo, tutto è andato bene, nessun incidente, nessuna lamentela o piagnisteo. Si sono e ci siamo divertiti, i giorni sono volati lasciandoci nel cuore un ricordo importante.
Ero stata a Dublino nel 2006 e l'avevo trovata un po' né carne né pesce, stavolta invece l'ho amata dal primo sguardo.
E' diventata così vivace e colorata!
Bellissima esperienza vistare la città di Belfast, seppure solo per poche ore, ma sono bastate a darmi uno spaccato della triste storia della pacifica gente Irlandese ghettizzata in casa propria. Terribile.
I muri ancora ci sono. Una guerra silenziosa tra la gente che non sa come comunicare.
Lasciata questa austera città, in cui vorrei comunque tornare, l'incanto c'è stato a Kilkenny, deliziosa cittadina medievale verso sud.
Per arrivare abbiamo attraversato campagne verde smeraldo popolate di mucche e pecorelle con la faccia nera, nessuna traccia d'uomo (ma i pastori e i contadini dov'erano?).
I cieli (proprio come cantava la Mannoia) mutavano velocemente, nuvole veloci passavano sopra la mia testa, la temperatura cambiava spesso costringendomi a vestirmi e svestirmi continuamente.
L'aria spesso frizzante mi teneva vigile ma estasiata.
Lì la vita mi appariva così semplice e lineare, proprio come io la vorrei.
Mi sono detta, per l'ennesima volta, che odio il caldo e vivere al sud mi spegne.
Ci sono persone che sognano lunghi viaggi in posti molto lontani, io mi sento strana a non provar questo desiderio, perchè il mio cuore batte sempre per le isole del nord Europa...e seppure dovessi andare mille e più volte anche solo in Scozia e in Irlanda, esplorando sempre nuovi angoli, sarei davvero comunque molto molto felice!

venerdì 3 luglio 2015

Carezze

Erano due anni che non tornavo nelle mie adorate Dolomiti.
Ho convinto il mio recalcitrante compagno di viaggio a regalarci cinque giorni di pausa nel verde.
Bellissimi sentieri tra i pini, profumi pungenti di resina e legno. Silenzio. Cielo blu pieno di nuovi sogni.
Due giorni in Val di Non tra rose e mele. Poi Bolzano con le sue piazze animate ed il sorriso di un caro vecchio amico mai dimenticato.
Un nord che sa di Mediterraneo.
Ora sono ai piedi del Latemar, nel regno di re Laurino e dei suoi giardini segreti.
Il lago di Carezza a poca distanza da me e una bella ascesa alle vette che inizio tra poco.
Queste sono carezze per la mia anima!

mercoledì 17 giugno 2015

Sì, ce la faccio

Sembrava che non dovesse più finire questo anno scolastico, tra ripicche, critiche, delusioni, amarezza, il mio corpo che ha reclamato riposo senza che io lo abbia ascoltato, i bambini che negli ultimi giorni erano più difficili da gestire, man mano che io stessa perdevo energie e mordente.

Le Prove Invalsi, da tutti temute e criticate, sono state solo una gocciolina nell'oceano di cose che mi hanno messo in crisi in questi mesi.
L'ultimo giorno di scuola i miei alunni di quinta sono stati accolti all'uscita da una pioggia di coriandoli, le foto tutti insieme, la commozione, i bigliettini che ci hanno scritto, i loro visi che mai scorderò, non è mancato proprio nulla. L'ultima  settimana ci ha visto coinvolti nella gare finale di scacchi, il saggio di hip hop, due cene di classe, la conclusione di altri progetti. E' proprio finita, ma so che li rivedrò ed è bello sapere che saranno dei ragazzi in gamba e un po' sarà anche merito mio.

Ora stiamo già organizzando le attività per le classi prime: cartelloni di accoglienza  e cose varie.
 Ieri abbiamo formato le due nuove classi.
In tutto questo però io ho avuto anche il tempo di guardarmi dentro e ritrovare la voglia di prendere in mano i pennelli, con la scusa di realizzare dei regalini per la Giornata Internazionale delle Donne della Soka Gakkai, il 7 giugno. Ho realizzato dei segnalibro con dei fiori di loto che sono stati molto apprezzati e io ho riprovato la gioia di passare un pomeriggio a dipingere, senza pensare ad altro.

Poi c'è stato il ponte del 2 Giugno a Busachi, per festeggiare i 100 anni del mio amato "zio" (padre della mia madrina di battesimo), ometto sardo doc, arzillissimo, che con la moglie di 95 anni ha appena festeggiato pure 70 anni di matrimonio, è sopravvissuto alla prigionia in Albania e al tifo e non potevo proprio mancare.
Ho rivisto tante persone, ritrovato parenti e pure una mia compagna di classe della prima elementare.
Tre giorni, mille emozioni. Il suono della fisarmonica e m io padre che mi ha riscritto l'albero genealogico affinchè non mi dimentichi mai da dove e da chi vengo. Entrambi i nonni di mio padre suonavano le Launeddas (antico strumento a fiato sardo), ed erano gli unici nel paese. Ora capisco il genio musicale di mio fratello e di vari nipoti.
Com'è lontana quella vita da questa, ma come è meravigliosamente fusa in me.
Tutto mi ricorda che la lode ed il biasimo non intaccano la mia anima, o meglio, non permetto che la intacchino. Sorridere e credere, nonostante tutto, non permettere alla negatività altrui di contagiarmi.
So chi sono, come voglio cambiare. So che non mi tirerò indietro di fronte alle nuove sfide.
Guardo oltre, costantemente, ripulisco e trasformo il veleno in medicina.
Ogni ostacolo è solo un'altra occasione per attingere all'infinito potenziale che troppo spesso dimentico di avere.
Ho davvero imparato tanto in questi mesi, e posso dire che mi sento più forte e determinata di prima.
Ora conto i giorni che mancano per una breve pausa in Trentino e poi il viaggio studio a Dublino.
La vita è davvero meravigliosa.

sabato 2 maggio 2015

Giovanni Lo Porto e l'altra gioventù

La morte di quel ragazzo dagli occhi di mare mi ha colpito in modo particolare.
Mi hanno colpito ancora di più le laconiche scuse del Presidente Obama. Del resto, è stato solo un errore, non l'hanno fatto apposta.
La giustizia non è uguale per tutti; a volte, se si sbaglia, il proprio errore lo si paga caro, altre volte bastano delle semplici scuse.
Ricordo con quanta apprensione ho seguito il rapimento di Rossella Urru, mia vicina di paese, in Sardegna.
Ho pregato per lei.
Dopo il suo rilascio, il nome di Lo Porto era in tutti i telegiornali, poi di nuovo il silenzio.
 Eroe lontano, forse già vittima designata, suo malgrado.
Giovane dimenticato nel calderone della guerra che confonde volti e ideali.
La sua scomparsa è stata annunciata a mezza bocca, fugacemente, e con molto ritardo, per giunta.
Come se lui fosse figlio di nessuno, figlio forse di un' Italia troppo idealista per essere vera.
Non riesco a smettere di pensare a lui e a quanti come lui hanno rischiato la propria vita per quella degli altri.
Mi auguro che questi altri, molti dei quali giungono tutti i giorni nel nostro Paese rischiando di morire, serbino nel cuore il ricordo della guerra, in modo da desiderare la pace ed adoperarsi per costruirla, facendo da esempio ai figli di casa nostra, serviti e riveriti e sempre meno in grado di porsi in maniera empatica verso il prossimo.
Ho sotto gli occhi, tutti i giorni, piccoli bulletti in erba che aspettano solo l'occasione per scendere in piazza, mascherando la propria tendenza alla violenza con forme di pseudo protesta improvvisata o comunque pilotata da altri, molto più abili nel pianificare.
E poi, sì, posso affermarlo davvero con certezza, è più facile riscontrare comportamenti oppositivi e aggressivi  nei figli di famiglie "per bene", dove quel "per bene" è solo la maschera  per coprire nevrosi, violenze psicologiche e mancata accettazione del ruolo genitoriale.
Piccoli despoti crescono, senza i No che limitano e liberano nello stesso tempo.
Loro non partirebbero di sicuro per salvare la vita a qualcuno, probabilmente non si farebbero in quattro neanche per un parente molto prossimo.
Questo è il fondale di questo anno scolastico che volge al termine, tra scioperi annunciati e disattesi, almeno da me che non mi riconosco più in questo sistema e non intendo aderire a proteste fini a se stesse.
Lo sforzo di costruire è maggiore ora, visto che molti distruggono, ma è l'unica strada da percorrere, affinando le proprie "armi" in modo sottile  e sapiente, curando i dettagli.

domenica 12 aprile 2015

Alleggerirsi

Il post di Cecilia  mi ha fatto volare via per un attimo, col cuore leggero, in un modo in cui io non sono.
Vorrei poter partire senza piani, ma ho bisogno dei dettagli; vorrei dormire sui divani/letti/pavimenti di sconosciuti ma sono schizzinosa, vorrei fare a meno di tante cose, ma sono esigente e anche materiale.
Per fortuna le esperienze degli altri riescono ad arricchirmi e mi danno nuove idee, perchè la mia vita è solo mia e solo io so qual è la "taglia" giusta per me.
Penso e ripenso, lascio che i desideri emergano, faccio progetti per una nuova vita e io lo so che ci sarà.
A Settembre mi ero detta che valeva la pena stringere ancora i denti sul lavoro, sembrava in arrivo una riforma della scuola che avrebbe gratificato i "meritevoli", invece è l'ennesima bufala. Non credo ci sarà alcuna riforma. Ma ormai l'anno è al termine. E' quasi fatta, tengo duro, non fuggo.
Poi fino a giugno 2016 ho tutto il tempo di pensare a come e cosa fare, in base alle novità scolastiche che ci propineranno durante l'estate.

Ieri facevo una bella passeggiata al sole e davanti a me camminava una mamma col suo bimbo di due/tre anni.
Il piccolo metteva le manine tra i cespugli e l'erba al margine della strada e la mamma:
-Attento che ti picca!
- Cosa mi picca, mamma?
- La serpe, tesoro.
-La cheee?
- La serpe, ti dico. La serpetta.
- Bo, non capisco mamma.
- Quella che aveva Marco di plastica, quella lunga...
- Ah, mamma, ma è un serpente!

Grandioso il piccolo!
Perchè quando si parla con i bambini si usano delle parole idiote? Come se la realtà fosse così terribile da non poter neanche essere nominata con le parole vere.
Il problema è che ultimamente si parla così anche tra adulti.




mercoledì 25 marzo 2015

Andar via

Questo grigio implacabile mi fa chiudere in me stessa come una chiocciola.
Un the caldo mi scalderebbe anche il cuore, ma sono troppo pigra per prepararlo.
Aprirò dunque il mio ombrello e uscirò di casa comunque, in barba alla pioggia e all'umidità che mi fa ammuffire le idee...ma non del tutto!
Due mesi fa vi avevo detto di dover prendere una decisione...e l'ho presa: non sosterrò il concorso per Dirigente Scolastico che dovrebbe essere bandito tra poco.
Mi allettava l'idea, mi sembrava una bella sfida, ma pensandoci a fondo ho capito che non me ne frega niente.
Non è quello che voglio e odio le scartoffie e la burocrazia, non sono per niente diplomatica e troppo emotiva...non reggerei lo stress!
Prepararsi sarebbe arduo ma non impossibile, ma significherebbe spostarmi per fare il corso chissà dove e chissà con quali sacrifici, togliendo tempo ad attività più piacevoli .
Essere Dirigente mi aiuterebbe a stare meglio economicamente, ma a quale prezzo? La mia tiroide mi aveva avvisato a Gennaio: fermati o sei perduta.
Lascio andare, guardo oltre.
E in questo vasto, immenso oltre c'è quello che davvero vorrei fare: insegnare all'estero o comunque tornare a vivere all'estero, fosse solo per un paio di mesi.
Torna il mio sogno originario. Come fare a realizzarlo?
Potrei prendermi un periodo di aspettativa e provare ad andare all'estero per vedere che si può fare?
Se non potessi insegnare, che farei? Sicuramente mi dedicherei alla mia passione per la cucina...
Sono tentata, sento che tutto il mio corpo e la mia mente stanno prendendo la rincorsa...ma non so ancora se riuscirò, all'ultimo, a saltare.

domenica 22 marzo 2015

Serve un cambiamento profondo

Le cose che mi impegnano, ultimamente, hanno tutte a che fare con aspetti importanti della mia vita, e di quella altrui.
Tocco con mano i danni prodotti dallo scollamento tra le persone, la competizione vile, il chiudersi nel proprio piccolo io, lasciando fuori gli altri, ed il mondo.
Una bambina in un tema ha scritto che grazie ai libri riesce a provare gioia e a liberarsi dalle angosce e i problemi che le buttano addosso gli adulti.
Quanto ha ragione! Che mondo folle abbiamo costruito!
Per quanto mi riguarda, le uniche novità del mese di Marzo sono state riprendere l'allenamento all'aria aperta, e intraprendere nuove amicizie, tutto il resto è scuola, a volte noiosamente e inesorabilmente.
Per qualche giorno avevo fantasticato su un viaggio alle isole Eolie, avevo anche prenotato un albergo, ma purtroppo la dura realtà è che quest'anno l'economia familiare è in deficit e non ci si può permettere ciò che senza problemi potevamo fare fino all'anno scorso. Vacanza alle Eolie sfumata, vedremo di trovare una meta meno esosa.
Mentre si tenta di far quadrare i conti quando un marito non riceve uno stipendio da un anno, si affronta la vita come viene, giorno per giorno...e io ogni giorno trovo comunque qualche bella novità.
La settimana scorsa ho conosciuto un ragazzo molto simpatico col quale ho condiviso subito la mia pratica buddista ed il mio interesse per l'arte.
Ho ritrovato la mia migliore amica dei tempi in cui frequentavo l'Accademia di Macerata, Stefy.
Spero di rivederla prestissimo.
A scuola la Dirigente ha proposto un percorso di auto formazione sulla musica ed una collega diplomata al Conservatorio ci sta insegnando a suonare il flauto. Nonostante i borbottii e la forte opposizione dei più, io  mi sono divertita tantissimo.
Per non parlare del nostro corso di ballo Cha Cha Cha ogni venerdì all'ora di ginnastica. Mi sono cimentata anche io e dopo varie ripetizioni da parte delle bambine (bravissime), pure io che sono di legno, ce l'ho fatta.
C'è sempre un buon motivo per essere "dreamy".
Comunque, l'altro giorno mi sono fermata a riflettere sul fatto che noi insegnanti spieghiamo ai bambini che esistono i Diritti dell'uomo, i Diritti del Fanciullo, I diritti degli animali, le varie Carte, Costituzioni, Dichiarazioni Universali...però all'atto pratico, pare che tutti questi diritti valgano per tutti tranne che per le loro insegnanti.
Perchè un insegnante non ha diritto ad avere 15 minuti di pausa a metà mattinata per riprendere il fiato?
Perchè si lascia che gli insegnanti arrivino all'esasperazione, accumulando frustrazione?
Perchè chiunque può entrare a scuola e dettare legge, calpestando la libertà d'insegnamento?
Perchè l'insegnante non viene rispettato dai genitori che si permettono di umiliarlo davanti agli allievi, spesso con blitz nelle classi e sfuriate in cortile all'uscita di scuola?
Perchè questa categoria di lavoratori deve sempre prendere lezioni da tutti, specialmente da chi non capisce niente di scuola?
Perchè ci viene continuamente chiesto e mai dato?

Io penso che serva una Carta dei Diritti degli Insegnanti, e tutti gli utenti dovrebbero conoscerla e rispettarla.
Siamo persone anche noi.
Ho deciso di scriverne una, che suggerimenti mi date?

domenica 15 marzo 2015

Da entrambe le parti

Il mese scorso ho visto un film molto toccante :"Il giardino dei limoni"; raccontava la storia di una vedova che si guadagnava da vivere grazie alla vendita dei limoni del suo giardino, che curava amorevolmente con l'aiuto di un anziano contadino.
La storia è ambientata nei territori palestinesi nei quali un giorno gli Israeliani hanno costruito quel lungo muro divisorio della vergogna.
Purtroppo il limoneto della signora si trovava al confine con la proprietà di un politico israeliano che ordinò l'abbattimento di tutti gli alberi per evitare che dei cecchini si nascondessero tra le fronde (possibilità remota).
E così da un giorno all'altro, il limoneto venne espropriato  e la donna non potè più entrarvi. Gli alberi iniziarono a morire, a seccarsi, al suolo c'erano tanti limoni che lei vedeva marcire, e si sentiva sempre più disperata e impotente, purtroppo stava dalla parte sbagliata del mondo.
Trovò un giovane avvocato che accettò di intentare una causa contro lo Stato addirittura e questa fu vinta, ma con beffa: gli alberi non dovevano essere abbattuti, ma "potati". Furono ridotti  a monconi inutilizzabili. Fine della questione.
La donna perse tutto, compresa la sua storia personale, custodita tra quegli alberi che erano appartenuti a suo nonno. Però la sicurezza del politico era stata garantita.
Poi ho visto un altro film di cui non ricordo il nome. La storia parlava di due ragazzi che erano stati scambiati poco dopo la nascita: il figlio di una coppia palestinese era stato dato per sbaglio ad una coppia israeliana, e viceversa.
Vivevano  a Gerusalemme. Non ricordo il come si scopra la cosa, ma da quel momento per le due famiglie è iniziato un percorso obbligato per andarsi incontro, anche fisicamente, oltre i pregiudizi e oltre il check point controllato dai militari.
I palestinesi non hanno l'accesso al mare. All'improvviso ne sono stati privati.
I due ragazzi iniziavano così a frequentare le rispettive famiglie biologiche scoprendosi incredibilmente simili, i due fratelli diventano amici e cercando di trovare un senso a quella società assurda in cui sembrava che uno dovesse essere nemico dell'altro.
Devono superare molti pregiudizi, ma alla fine l'amore delle mamme riesce a riunire queste due famiglie dilaniate da sentimenti contrastanti, si scoprono tutti persone, uomini con i medesimi sogni, desideri, bisogni.
Venerdì ho visto il film-documentario "Io sto con la sposa", in cui di nuovo il confine tra giusto e sbagliato, legale e illegale, era sottile. Il film ha tre registi: uno italiano, uno palestinese ed uno siriano.
Filmano una cosa che davvero hanno fatto: hanno accompagnato dei profughi palestinesi della Siria (clandestini) attraverso i confini di Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Danimarca e infine Svezia.
Si mettono tutti in marcia con una coppia di sposi, come se fosse un corteo nuziale, cercando di evitare la polizia altrimenti sarebbero andati tutti in prigione. Aiutare dei clandestini è reato e può essere punito in Italia con 15 anni di carcere.
I palestinesi sono apolidi. Ho pensato che debba proprio essere terribile non avere una cittadinanza e di conseguenza non poter viaggiare, non poter mai lasciare il proprio Paese, se non con l'aiuto dei trafficanti di persone.
E' un film denuncia che dà voce a quelli che sembrano essere sempre i nemici. E invece magari sono anche loro vittime di un sistema che nega loro i fondamentali diritti umani.
La tv tutti i giorni ci abitua a vedere le persone sbagliate sempre dalla stessa parte e noi chissà perchè siamo sempre dalla parte giusta.
Io sto con le persone e con i loro diritti, non più con gli stati. Come i protagonisti della storia, anche io sogno un mondo senza frontiere, nel quale i criminali però abbiano la punizione che meritano, ma i giusti possano vivere serenamente nel luogo che più si avvicina al colore della loro anima.
Che civiltà è la nostra se arbitrariamente decidiamo che un popolo piuttosto che un altro debba vivere ( o morire) in una certa terra, con certi diritti mentre ad altri vengono ancora negati?
A cosa serve la diplomazia se le armi continuano  a dividere le persone?
Sono sincera: mi fa un certo effetto sapere che la popolazione ebraica che è stata offesa, ghettizzata, uccisa, cacciata, riservi lo stesso trattamento ad altri esseri umani.
E quel muro...l'immagine di quel muro grigio che separa...come ci si può sentire al sicuro se dall'altra parte le persone sono profondamente infelici?
Mi auguro di assistere alla demolizione di quest'altro muro, così come è stato per quello di Berlino!
Power to the people!




sabato 14 febbraio 2015

L'energia dentro

Da qualche giorno, nel pomeriggio, la primavera entra dalla finestra della cucina, illumina le pareti e mi abbaglia per un momento.
Una tazza di the tra le mani, le gambe appoggiate sul davanzale e la testa tra le nuvole.
Un senso di libertà rinnovato, una fresca energia che mi scorre dentro, mi fa percepire profondamente me stessa, in tutte le mie sfaccettature.

Io, che nel posto di lavoro cerco sempre di dare il massimo, senza vile competizione, ma offrendo il mio tempo e le mie conoscenze per il bene comune; io, che non porto rancore a nessuno; io, che se sbaglio chiedo scusa; io, che non mi sento mai arrivata; proprio io, sono rimasta invischiata nella lotta all'ultima iscrizione, senza neanche saperlo, se non all'ultimo minuto, ma abbastanza in tempo per rimediare al danno subito.
Sì, perchè ci sono persone che per dimostrare il loro valore devono distruggere la reputazione altrui, spietatamente, con cattiveria e odio che mai penseresti di trovare nelle insegnanti.

E queste persone pur di impedire che in una scuola ci siano nuove iscrizioni, per cercare di far perdere il posto ad una (ex) collega a loro sgradita, non avrebbero paura di coprirla di fango, a causa di incomprensioni passate, che io avevo dimenticato.
L'hanno fatto. Mi hanno coperto di fango, o a loro così è sembrato.
Non di persona, ma alle spalle, in modo che io non potessi difendermi.
Ma mi sono difesa,e ho vinto.
E proprio quando mi sembrava che questa onta alla mia immagine fosse la cosa più terribile che mi fosse mai capitata, come se non dovessi più vedere il mondo con gli stessi occhi...allora c'è stata la liberazione.
Ancora una volta quella forza dentro che dopo due giorni mi ha permesso di ridere più di prima, al pensiero di quanto noi esseri umani possiamo essere straordinari, ma anche straordinariamente stupidi.
La stupidità e la crudeltà altrui non possono intaccare ciò che davvero sono.
Sono ben oltre questo, e provo infinita compassione per chi vive in questo mondo di inferno, demonizzando gli altri e negando l'altrui umanità, perchè in fondo, per prima cosa, negano la propria.
Per loro recito Daimoku, perchè anche in loro, anche se io ora non la vedo, c'è la natura di Budda.
 La loro azione mi ha sì ferito, ma mi ha anche fornito una grande occasione per crescere, accogliere, capire, rielaborare.
Non c'è rancore in me, ma speranza. Fiducia. Sia in me che negli altri.
Continuo ad osservare l'orizzonte piena di meraviglia, qualsiasi cosa accada.
La vita è davvero un dono prezioso.

venerdì 23 gennaio 2015

Mai abbassare la guardia!

Sorpresa! La mia tiroide ha ripreso a funzionare più del normale, dopo diversi anni in cui era stata buona ed io mi ero illusa che la malattia non si sarebbe più ripresentata.
Durante le vacanze di Natale, mentre tutti apparivano ogni giorno più lardellosi io diventavo più sottile (bè, ancora ce ne vuole per definirmi magra!). La mia gioia era palese e non mi sono risparmiata in mangiate di cioccolata e panforte, senza sensi di colpa.
Per me era tutto nella norma, tranne che per un po' di tachicardia negli ultimi giorni di dicembre (già avvertita nei mesi scorsi) e per la sorpresa di non sapere più che pantaloni indossare perchè tutti larghi.
Mai avevo sfiorato i 53 kg, ben dieci in meno rispetto allo stesso periodo nel 2014. Evviva!
Poi le amiche (forse con una punta di invidia) hanno iniziato a dirmi che apparivo troooppo deperita...e ho fatto le analisi.
Due giorni di panico e poi per fortuna sono tornata in me.
Mica posso pensare di vivere sempre senza problemi, mica posso controllare tutto ma proprio tutto.
Sì, perchè il primo pensiero è stato di rabbia contro me stessa, per non aver "evitato" la malattia. mi sarei dovuta riposare di più, arrabbiare di meno (che è verissimo), avrei dovuto fregarmene di questo e di quello...bastaaa!!
E' pazzesco fustigarsi così e poi non è la fine del mondo.
E' vero che devo sempre lavorare su me stessa per vivere la vita in maniera più saggia, senza farmi deragliare a causa delle vicissitudini inevitabili a cui tutti i comuni mortali vanno incontro, me compresa.
Ma è anche vero che fondamentalmente sono una gran timidona che nella vita recita spesso la parte da dura, che la mia natura sarebbe quella di un'artista che vive in una casupola vicino al mare, dedita alla contemplazione, invece la mia vita è ben diversa...per mia scelta, più  meno consapevole...per cui, i conflitti li vivo tutti i giorni e neanche vorrei pensare ad una vita piatta senza altalene emozionali.
C'è un lato positivo nella malattia: che ti parla sempre di te e delle tue scelte.
Ce n'è una che devo fare e forse prederò la decisione giusta, tenendo conto della mia indole e non pensando sempre che devo dimostrare di essere la più brava.
Mi sento come alla fermata di un autobus. Lo prendo o no?
Stavolta non salgo, aspetto il prossimo e intanto ci penso su.

giovedì 1 gennaio 2015

Sorprese

E così si è chiuso il 2014, ho recitato Daimoku con profonda gratitudine perchè ripensando ai dodici mesi trascorsi non ho potuto che constatare che è stato un anno decisivo nella mia vita. Il bilancio è positivo, non cambierei nulla.
E' stato un anno tosto in quanto mi sono trovata in situazioni nuove da gestire, sopratutto a lavoro, e questo mi ha dato l'opportunità di mettermi alla prova, trovare in me stessa nuove risorse e pormi nuovi obiettivi.
Sono felice dell'anno appena trascorso  e vorrei ringraziare tutte le persone che sono passate di qua per condividere un pezzetto di vita con me, anche voi avete contribuito a rendere la mia esistenza più ricca di valore!
Ieri mi sono svegliata con la città bianca e fredda, i fiocchi scendevano copiosi mentre io mi preparavo ad un incontro speciale: un mio amico brasiliano conosciuto a Glasgow nel 2005 è venuto a trovarmi con dei suoi amici.
Una visita annunciata quest'estate, e che mi ha lasciato stupita. A volte si conoscono delle persone e non si crede veramente che ci si rivedrà un giorno.
Erano diversi anni che non ci scrivevamo, fino a Giugno; ho ricevuto una sua mail con la promessa di una visita nel periodo di Natale. Forse neanche ci avevo creduto, a volte è così facile essere cinici, non credere che si conti davvero qualcosa per gli altri.
Come se l'amicizia e l'affetto si misurassero solo e sempre con il contachilometri.
La distanza non è che un dettaglio.
Un piccolo sogno avverato, una sensazione positiva che mi fa credere che noi esseri umani siamo capaci di grandi cose se vogliamo.
Buon 2015 a tutti!
Sognate, sognate, sognate!