La settimana scorsa sono riuscita a tornare nel mio amato bosco, mi sono allenata per tre volte, come facevo l'anno scorso, prima che tutta una serie di malanni mi bloccasse.
I miei muscoli devono riacquistare forza, ma rispondono bene.
Mentre camminavo ammirando i colori dell'autunno, ancora aggrappato agli alberi, mi son detta che i più bei ricordi della mia vita sono legati alla montagna e ai boschi.
Il mare lo adoro, ma in definitiva le maree mi riportano solo ricordi di amori malinconici mai sbocciati davvero.
I ricordi montani sono invece legati a leggende di fate, laghi arcobaleno, cerbiatti, e io che per anni ho goduto di paesaggi incantati nel cuore delle Dolomiti, nel pieno della mia gioventù, con il cuore stracolmo di sogni.
Sono passati vent'anni da allora e ho rincorso certe idee di me che man mano stanno sbiadendo, emerge con gli anni la persona che sono davvero, che voglio essere davvero.
Sfrondo i rami e ritrovo essenzialità.
Una metamorfosi quotidiana.
Mi guardo intorno e scelgo a chi ispirarmi, colgo differenze, le rispetto ma allo stesso tempo scelgo altro. Cerco similitudini, semplicità, passione di persone che ancora credono nel cambiamento.
Io che negli anni scorsi ho lavorato a bellissimi progetti, quando neanche si parlava di merito e valutazione, ora vengo "bacchettata" dai lecchini di turno che per colpire il dirigente fingono di costruire, quando invece seminano discordia ed avvelenano l'ambiente.
Non mi curo di loro, guardo e passo, costruisco come una formichina, dove posso, senza lamentarmi, come "L'uomo che piantava gli alberi".
Mi vesto di sorrisi con questi piccoli uomini e donne che mi stanno riempiendo il cuore di amore e provo immensa gratitudine per poter svolgere un compito così importante.
Non guardo più ai bambini con gli stessi occhi, non cerco avidamente di macinare nozioni (per quanto non lo abbia mai fatto)ma provo a suggerire un modello, ispirare, divertire, ascoltare.
Provo io per prima ad imparare un modo nuovo di stare al mondo, ispirandomi proprio alla natura, alla quiete di un bosco in cui ogni elemento ha la sua funzione, svolta in armonia con il resto.
Le foglie cadono una volta finito il loro ciclo vitale, grate all'albero che le ha sostenute, e così io accolgo l'alternanza delle stagioni nella mia vita, profondamente.
Ciò che è stato ha avuto una funzione sicuramente benefica nella mia vita.
Si sta per chiudere un anno, e io mi sento felice in un modo mai provato prima.
Che meraviglia di persona sei Tina, vivi un momento simile a quello che ho vissuto anch'io e che ritorna sempre ciclicamente in tutte le professioni, ma lo vivi con una forza e una maturità da imitare. Ho letto anch'io "L'uomo che piantava gli alberi", insegna molto soprattutto che alla fine quello che si semina si raccoglie e vale per tutti... Un abbraccio Cate. www.vitadamamme.blogspot.com e www.imieioutfit.blogspot.com
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