lunedì 28 aprile 2014

Isole - Aegusa


Stavolta ci siamo riusciti ad attraversare quel tratto di mare che separa Trapani (la città bianca, nella mia mente) e Favignana, l'isola a forma di farfalla, sdraiata sul mare insieme alle sue sorelle Egadi: Levanzo e Marettimo.
Ce l'abbiamo fatta, nonostante l'aereo in ritardo e la coincidenza persa.
Per fare un viaggio esotico a volta basta spingersi nel nostro sud, dove l'Italia si mischia all'Africa a tal punto che non si capisce più bene dove ci si trovi.
L'aliscafo volava veloce sull'acqua e dal finestrino ho visto le nuvole e il cielo colare dentro il mare.
Al nostro arrivo il cielo era minaccioso ed il Monte di S.Caterina incuteva un certo timore (già immaginavo la scalata fino in cima); sotto, la ex tonnara Florio a testimonianza della creatività e dell'ingegno italiano.
Primo, grande e moderno stabilimento industriale in Europa, il luogo dove sono state inventate addirittura le scatolette sott'olio con l'apertura a scatto.
Ma c'è molto altro...
Il tempo di arrivare in albergo ed il cielo ha aperto le danze, lasciandoci intravedere finalmente dei fazzoletti blu.
L'emozione è sempre grande quando visito un'isola: il tempo lentissimo e antico mi fa ricordare da dove vengo, i sorrisi spontanei della gente parlano direttamente al cuore, i profumi di terra e mare mi stordiscono facendomi ripromettere di lasciare tutto e rifugiarmi in un posticino così, prima o poi.
Dal momento in cui abbiamo iniziato a bighellonare in giro, tra degustazioni di vini e cibi prelibati, la vita ha assunto un ritmo tutto suo, tra risate e sogni ritrovati.


L'isola si può girare tranquillamente in bici, o a piedi; in tre giorni non si sa quanto abbiamo camminato, sferzati dal vento freddo per poi sudare sotto i raggi di un sole impietoso.
E poi la scoperta delle numerose calette turchesi.
Stradine di terra in mezzo ad antiche cave, fari decisi a segnalare all'umanità che si deve essere felici, e bisogna ricordarselo sempre, altrimenti si rischia di perdere la rotta!


La splendida Cala Rossa
 
E ancora, distese di fiori. Colori sanguigni.
La fatica della salita al monte, che separa l'isola da est a ovest è stata ricompensata dalla splendida vista e dal silenzio assoluto.
Con lo sguardo si abbraccia la costa sud ovest della Sicilia, da Trapani a Marsala, e allora si capisce perchè questo Paese ha da sempre fatto gola a tutti i più grandi popoli, dal tempo dei tempi.
E sento un grande amore per il mio Paese, che è meraviglioso, da nord a sud.


All'orizzonte, l'isola di Marettimo
Vista dal monte S.Caterina - Il paese di Favignana sdraiato a est, in lontananza Trapani e il monte Erice

venerdì 18 aprile 2014

Buono come il pane

Fare il pane è un vero e proprio rito.
Nel mio paese aleggiava il profumo della legna che proveniva dai forni di pietra nei quali si cuocevano squisiti pani di diversi tipi.
Mia madre e mia nonna si alzavano verso le 3.30 del mattino per impastare il pane; sentivo i loro passi in giro per casa e provavo un leggero senso di colpa perchè me ne stavo beatamente al calduccio.
Per l'ora di pranzo il pane era sfornato, disposto in larghi canestri e coperto con delle coperte di lana, per farlo raffreddare pian piano.
C'era un tipo di pane che si preparava sempre e altri che si preparavano in occasioni speciali, tipo il pane della foto. Un pane di semola croccante fuori e morbido dentro, ottenuto con dei tagli di forbici su un salsicciotto di pasta.
E guai a toccare quelle forbici, solo quelle erano in grado di creare ghirigori nella pasta!
Quello che vedete è il "Pane degli sposi", una corona di pane lavorato con applicazioni di uccellini, fiori, palline, addirittura un uccellino che porta nel becco una busta da lettera...tutto fatto a mano!
Nello specifico questa è la corona di pane che mia mamma ha realizzato per il mio matrimonio.

Bè, io non ho imparato l'arte della panificazione tradizionale, visto che a 17 anni e mezzo già vivevo da sola e se mi alzavo alle 3.30 del mattino era perchè dovevo ripassare per un'interrogazione, o prendere il treno per andare da qualche parte.
Comunque il sapore del pane fragrante è rimasto impresso per sempre nelle mie papille gustative, quasi sepolto, fino a che , l'altro giorno, non mi sono cimentata nella semplicissima impresa di preparare il pane indiano, senza lievito.
Ho utilizzato la farina integrale e quella di kamut, acqua quanto basta e sale.
Poi ho spianato dei dischi sottili e li ho cotti per qualche minuto su una padella antiaderente.
Che buono!Il pane sapeva di pane! Non di farina slavata.
E finalmente posso mangiare di nuovo il pane, senza che il lievito mi irriti l'intestino!

domenica 13 aprile 2014

Pastrocchi in cucina

In questi mesi non ho scritto granchè, me ne rendo conto, ma i giorni di questo anno (io parlo sempre per anno scolastico) sono stati inghiottiti da una miriade di attività, tutte molto interessanti.
Tante volte scrivo un post mentalmente, ripromettendomi di scriverlo davvero il giorno seguente, ma spesso proprio non ne ho voglia, di accendere il computer più che altro.
Perciò mi accontento di leggere i post degli altri, dal cellulare!
Comunque, eccomi qui!
Sono molto felice. Non c'è un motivo preciso, come la maggior parte della gente si aspetterebbe.
Sono felice perchè mi sento bene, il mio stato vitale è alto e sento una grande energia che mi accompagna sempre, anche nell'affrontare le difficoltà, che altro non sono che occasioni per migliorare, scoprire, superare i miei limiti.
Se non lo faccio io per prima, come posso insegnare a farlo?
Ci sono state belle soddisfazioni sia nell'ambito lavorativo che nelle amicizie, ma di questo parlerò a parte.
Oggi voglio raccontare la mia entrata in punta di piedi nell'alimentazione vegana, non totale, ma a piccole dosi, per qualche giorno alla settimana.
Dopo aver "toccato con mano" che le mie emicranie sono spesso di origine alimentare, ho iniziato a studiare le reazioni del mio corpo a certi cibi.
Ho così dovuto bandire i formaggi molli,la mozzarella e anche il parmigiano (li mangerò giusto in occasioni speciali).
Ho eliminato i salumi (anche questi saranno cibo delle feste, sopratutto ora che è Pasqua).
Non mangio più cibi confezionati: a colazione e merenda niente biscotti, crackers, cornetti dolci (neanche pseudo-vegetali).
Pochissimo pane, sempre tostato.
Insomma, in un mesetto sono riuscita a smaltire tre chili, eredità della mia alimentazione malsana dell'estate 2013 e a riscoprire il gusto di cucinare e pasticciare.
Già, perchè quando non ci si nutre più di cibi pronti o troppo elaborati, bisogna ingegnarsi, come qualcuno di voi insegna.
Quindi ho fatto incetta di farine di diversi tipi: integrale, di segale, di kamut, di noci, di mandorle ecc, e via a preparare muffin dolci e salati, crostate, plumcake, assolutamenet vegani.
Certo i risultati non sono sempre eccellenti, tipo i muffin di domenica scorsa: qualche carota, poco zucchero, farina integrale e poco altro, non erano molto saporiti, ma sicuramente molto leggeri.
Il mio vizio di sabotare le ricette altrui (e pure le mie), cambiando le dosi e gli ingredienti, mi rende tutti i giorni principiante, con mio grande divertimento.
Così qualche volta mi ritrovo alle 6 del mattino a realizzare una ricetta che mi è venuta in mente, oppure passo del tempo a leggere ricette vegane, annuso spezie, provo nuovi accostamenti, gioco con i sapori.
Cambiare abitudini è divertente.
Ho scoperto un nuovo modo di alimentarmi, più eco-sostenibile.
E' vero che siamo ciò che mangiamo. Quando non mangio alimenti di origine animale il mio umore immediatamente migliora, non sarà casuale, vero?
E il mio corpo risponde bene alla sottrazione di lieviti, latticini, uova e carne, così mi sento più motivata a continuare e a sperimentare.
Prima o poi posterò qualche ricetta di mia invenzione, se riuscirò a ricordarmela!