domenica 15 marzo 2015

Da entrambe le parti

Il mese scorso ho visto un film molto toccante :"Il giardino dei limoni"; raccontava la storia di una vedova che si guadagnava da vivere grazie alla vendita dei limoni del suo giardino, che curava amorevolmente con l'aiuto di un anziano contadino.
La storia è ambientata nei territori palestinesi nei quali un giorno gli Israeliani hanno costruito quel lungo muro divisorio della vergogna.
Purtroppo il limoneto della signora si trovava al confine con la proprietà di un politico israeliano che ordinò l'abbattimento di tutti gli alberi per evitare che dei cecchini si nascondessero tra le fronde (possibilità remota).
E così da un giorno all'altro, il limoneto venne espropriato  e la donna non potè più entrarvi. Gli alberi iniziarono a morire, a seccarsi, al suolo c'erano tanti limoni che lei vedeva marcire, e si sentiva sempre più disperata e impotente, purtroppo stava dalla parte sbagliata del mondo.
Trovò un giovane avvocato che accettò di intentare una causa contro lo Stato addirittura e questa fu vinta, ma con beffa: gli alberi non dovevano essere abbattuti, ma "potati". Furono ridotti  a monconi inutilizzabili. Fine della questione.
La donna perse tutto, compresa la sua storia personale, custodita tra quegli alberi che erano appartenuti a suo nonno. Però la sicurezza del politico era stata garantita.
Poi ho visto un altro film di cui non ricordo il nome. La storia parlava di due ragazzi che erano stati scambiati poco dopo la nascita: il figlio di una coppia palestinese era stato dato per sbaglio ad una coppia israeliana, e viceversa.
Vivevano  a Gerusalemme. Non ricordo il come si scopra la cosa, ma da quel momento per le due famiglie è iniziato un percorso obbligato per andarsi incontro, anche fisicamente, oltre i pregiudizi e oltre il check point controllato dai militari.
I palestinesi non hanno l'accesso al mare. All'improvviso ne sono stati privati.
I due ragazzi iniziavano così a frequentare le rispettive famiglie biologiche scoprendosi incredibilmente simili, i due fratelli diventano amici e cercando di trovare un senso a quella società assurda in cui sembrava che uno dovesse essere nemico dell'altro.
Devono superare molti pregiudizi, ma alla fine l'amore delle mamme riesce a riunire queste due famiglie dilaniate da sentimenti contrastanti, si scoprono tutti persone, uomini con i medesimi sogni, desideri, bisogni.
Venerdì ho visto il film-documentario "Io sto con la sposa", in cui di nuovo il confine tra giusto e sbagliato, legale e illegale, era sottile. Il film ha tre registi: uno italiano, uno palestinese ed uno siriano.
Filmano una cosa che davvero hanno fatto: hanno accompagnato dei profughi palestinesi della Siria (clandestini) attraverso i confini di Italia, Francia, Germania, Lussemburgo, Danimarca e infine Svezia.
Si mettono tutti in marcia con una coppia di sposi, come se fosse un corteo nuziale, cercando di evitare la polizia altrimenti sarebbero andati tutti in prigione. Aiutare dei clandestini è reato e può essere punito in Italia con 15 anni di carcere.
I palestinesi sono apolidi. Ho pensato che debba proprio essere terribile non avere una cittadinanza e di conseguenza non poter viaggiare, non poter mai lasciare il proprio Paese, se non con l'aiuto dei trafficanti di persone.
E' un film denuncia che dà voce a quelli che sembrano essere sempre i nemici. E invece magari sono anche loro vittime di un sistema che nega loro i fondamentali diritti umani.
La tv tutti i giorni ci abitua a vedere le persone sbagliate sempre dalla stessa parte e noi chissà perchè siamo sempre dalla parte giusta.
Io sto con le persone e con i loro diritti, non più con gli stati. Come i protagonisti della storia, anche io sogno un mondo senza frontiere, nel quale i criminali però abbiano la punizione che meritano, ma i giusti possano vivere serenamente nel luogo che più si avvicina al colore della loro anima.
Che civiltà è la nostra se arbitrariamente decidiamo che un popolo piuttosto che un altro debba vivere ( o morire) in una certa terra, con certi diritti mentre ad altri vengono ancora negati?
A cosa serve la diplomazia se le armi continuano  a dividere le persone?
Sono sincera: mi fa un certo effetto sapere che la popolazione ebraica che è stata offesa, ghettizzata, uccisa, cacciata, riservi lo stesso trattamento ad altri esseri umani.
E quel muro...l'immagine di quel muro grigio che separa...come ci si può sentire al sicuro se dall'altra parte le persone sono profondamente infelici?
Mi auguro di assistere alla demolizione di quest'altro muro, così come è stato per quello di Berlino!
Power to the people!




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