domenica 26 settembre 2021

Anime antiche - Omaggio a Mauro De Biasio


Credo di aver sempre saputo di essere un'anima antica, ancora prima di saper dare un nome ed un'identità definita a me stessa, cosa che, tra l'altro, è avvenuta di recente.

Difficile spiegare a parole chi sono le anime antiche, è più facile sentirlo e sentirle perchè, quando le incontri nel tuo percorso, le riconosci.

Le anime antiche appartengono a tanti luoghi e sono profondamente connesse all' intero creato; sentono la vastità dell'universo sotto la loro pelle ed entrano in profonda empatia con gli altri.

Profumano di bosco e di sale.

Talvolta portano sulle spalle il dolore del mondo; te ne accorgi dai loro occhi profondi che raccontano senza parlare e sono spesso lucidi.

Come anima antica ho vissuto in molti luoghi senza mai raggiungerli fisicamente, ma quelli che ho raggiunto mi hanno accolto come una figlia e sono legata ad essi da un filo invisibile che il tempo non può spezzare, bensì rafforzare.

Ed è strano, ma col passare del tempo i luoghi della nostra anima continuano a svelarsi e si palesa sempre più nitido il nostro legame con essi e la loro gente.

Metto da parte la Scozia, luogo della mia anima per eccellenza, per rifugiarmi tra le rocce dolomitiche del Trentino.

Se chiudo gli occhi riesco a librarmi in aria per raggiungere Sottoguda, borgo incantato disteso ai piedi della Marmolada, via d'accesso ai Serrai di Sottoguda, splendido canyon naturale ora impraticabile a seguito dell'inondazione di qualche anno fa.

Foto presa dal web


Foto presa dal web

Ho visitato per la prima volta questo delizioso paesino nel 1998, grazie ad un gentile signore ospite dell'albergo presso cui lavoravo a Penia di Canazei; fu un pomeriggio indimenticabile e la bellezza di quei luoghi mi riempie ancora gli occhi.

Attraversando il paese ci si imbatte in un negozio/bottega di articoli realizzati in ferro battuto.
Quante volte sono passata lì davanti negli anni successivi, ho persino acquistato degli oggetti senza però essere venuta a conoscenza della storia di quella bottega.
Le creature lucenti poste lungo la strada principale si sono svelate a me solo ieri pomeriggio, dopo vent'anni.

E' bastato un libro a farmi percorrere a ritroso la storia di quella bottega, riportandomi all'anno 1926 quando Alfredo De Biasio, assieme ai due fratelli Carlo e Giuseppe, fondò la ditta "Ferri Battuti"; suo figlio Mauro De Biasio, autore del libro in questione, ha portato avanti l'arte di famiglia raggiungendo risultati eccellenti; non solo fine artigianato ma arte pura, non solo fabbro ma artista e genio.
Il racconto di Mauro De Biasio è il racconto di un'anima antica che sente l'universo sotto la sua pelle.
E' il racconto che nasce dal desiderio di lasciare un filo a cui i posteri possano aggrapparsi per non perdere la memoria di ciò che è stato tra quelle valli e del perchè.
Un libro per raccontare una vita e ricostruirne il senso.
Fin dalle prime righe ho provato una profonda commozione per il modo sentito, vero e delicato con il quale ci ha aperto la porta della propria infanzia, facendoci attraversare la storia della sua famiglia e accompagnandoci fino ai giorni nostri, al suo essere adulto in un mondo così diverso da quello in cui è cresciuto.
L'avventura della sua vita si dispiega tra i larici delle splendide valli montane, con intervalli e parentesi che lo hanno portato in giro per l'Europa e, ancor prima, in America, dove viene ufficialmente riconosciuto il talento del giovane Mauro.
La fucina di suo padre è stato il luogo in cui Mauro De Biasio ha affinato la sua tecnica e maestria nel lavorare il legno e piegarlo al suo estro. La sua sensibilità poetica e artistica sono state forgiate dal contatto con il migliore dei maestri: la natura. 
Ancora una volta scopro che personalità eccellenti nell'arte sono per loro fortuna sfuggite alla scolarizzazione di Stato, all'omologazione che purtroppo appiattisce gli studenti che trascorrono tanti anni sui banchi di scuola. Credo sia successo pure a me, che ho messo da parte la mia passione per la pittura proprio durante gli anni all'Accademia di Belle Arti.
" L'ultimo fuoco e la valle dei larici" è il testamento poetico e artistico di un artista che esprime la sua profonda gratitudine alla vita.
"(...) Ho fatto la terza media con poco impegno e, come punto di partenza, ho avuto mio padre direttamente sul campo: la fucina. Quest'ultima è amore e passione di profumi primordiali di carbone acceso, di fiamme amiche, di assordanti colpi di martello, di ferro che si trasforma con sofferenza, di polsi stanchi, di punzoni ornamentali che non sempre incidono al posto giusto." (L'Ultimo fuoco e la valle dei larici- pag.16)
La ditta De Biasio viene chiusa nel 2003, ma le creature forgiate dal maestro continuano a vivere e ci mostrano che anche il ferro ha un'anima.





  


Foto prese dal web




 

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