Mi muovo nella Terra che mi ha dato i natali ancora in punta di piedi. Con rispetto, circospezione, rispettandone la fragile bellezza.
Tanti anni sono passati, ma ancora molto devo conoscere, proprio qui dove tutto e' familiare.
Devo andare oltre la superficie dell'acqua turchese che incanta. Mi libero della sua assoluta perfezione per mescolarmi di nuovo alla mia gente.
Riapro i cassetti della memoria dove e' custodita la mia lingua madre, ho bisogno di antichi strumenti per capire le persone. Mi apro curiosa a loro, quando non sono brutali, tribali.
La Sardegna e' di tutti, quando accoglie con un caldo abbraccio i forestestiei a ballare nelle piazze colorate.
E' di tutti, quando con calore un centenario ti racconta la dua vita.
E'di tutti quando puoi entare nel mondo magico di rituali atavici, quando puoi avventurarti nelle foreste incantate.
La mia Isola e' di tutti quando offre i suoi tesori a cielo aperto: i misteriosi nuraghi, le chiese campestri, le torri e i castelli.
Poi, dopo l' incanto, percorri le strde.
L'immondizia dappertutto, la plastica in tutte le sue forme invade boschi e valli.
Non c'e' nessuno che vigili, protegga, consoli, ripari, abbellisca.
Poi, all'improvviso, mentre percorri la stessa strada di tanti aani fa, per tornare a casa, scpri che l'ombra delle querce e' sparita.
Rami neri e contorti si protendono nel nulla, con un lamento silenzioso.
Il mio cuore si strappa. Orrore. E' tutto bruciato. Sono rimasti solo i muri a secco.
Chilometri e chilometri di ricordi perduti.
La mia infanzia carbonizzata. Il futuro dei giovani abitanti rubato.
Allora, davanti a questo disastro, ultimo dopo tanti altri, capisci che la Sardegna e' di nessuno.
Passata l'euforia delle spiagge, il resto non conta; preda di criminali che, condeterminazione, la stanno divorando ettaro dopo ettaro.
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